Nel post precedente ho esposto la mia idea di riforma elettorale nell’ottica di migliorare l’attuale sistema di elezione dei consiglieri regionali, rendendolo più aperto e competitivo al fine di elevare il livello della classe politica valdostana. Ma la Riforma della nostra Regione passa anche e soprattutto attraverso una revisione più profonda e una prospettiva diametralmente opposta rispetto a quella attuale. La premessa non può che passare attraverso un cambiamento radicale di impostazione del modello “Valle d’Aosta”. Alla crisi economica dalla quale fatichiamo ad uscire si aggiunge una profonda crisi politica che si traduce in una instabilità politico-istituzionale. Tutto ciò ci impedisce di tracciare una via chiara per il futuro della nostra Regione.
La prima domanda da porsi è:
Cosa vuole essere la Regione? E solo successivamente: dove vuole andare?
La Regione dovrebbe essere un ente legislativo (che appunto legifera nelle materie di propria competenza cercando di disegnare una visione coerente e lungimirante attraverso un’azione legislativa consequenziale) e un ente programmatore (un ente cioè che programma a medio e lungo periodo). La gestione, invece, (ad eccezione della sanità che è l’unica e tipica funzione gestionale in capo alle Regioni) dovrebbe essere attribuita ai livelli inferiori (Unités des Communes e Comuni) in base al principio della sussidiarietà verticale e/o ai privati laddove le condizioni lo consentano e lo stesso sia più efficiente rispetto al pubblico secondo un principio di sussidiarietà orizzontale.
Dal punto di vista istituzionale quindi va recuperato un modello più snello con la riduzione dei consiglieri regionali a 25 e non più di 5 membri del Governo.Ciò consente di rendere l’organo di rappresentanza regionale più veloce nell’assumere decisioni.Va inoltre recuperata una dimensione territoriale di rappresentanza che oggi manca attraverso un sistema maggioritario di collegio.L’elezione del Presidente potrebbe rimanere di competenza del consiglio regionale e l’attuale presenza dell’istituto della “mozione costruttiva” dovrebbe aiutare a stabilizzare il sistema.
Nulla vieta, peraltro, di iniziare ad immaginare anche un sistema che preveda l’elezione diretta del Presidente della Regione e/o (come già proposto in passato) l’elezione diretta dell’organo esecutivo.
Oltre all’aspetto istituzionale va contemporaneamente ripensato il sistema finanziario, non solo chiudendo il contenzioso ancora aperto con lo Stato ma rovesciando l’attuale paradigma.Oggi infatti la Regione, grazie al riparto fiscale e agli ultimi accordi finanziari trattiene praticamente la totalità delle entrate (i famosi 10/10 del riparto fiscale) ma lo fa attraverso il meccanismo della compartecipazione ai tributi erariali (il cittadino paga le tasse allo Stato il quale riversa ciò che è stato riscosso sul nostro territorio alla Regione). Lo Stato quindi detiene la potestà di riscossione e quella di stabilire le aliquote delle tasse potendo alzarle ed abbassarle.
Tale impostazione è poco “federale” essendo l’ente Regione completamente deresponsabilizzato rispetto alle tasse che pagano i cittadini soprattutto perché manca un luogo di raccordo tra il centro e le periferie (la Camera delle Autonomie che la recente Riforma Costituzionale aveva tentato di introdurre) dove si possono concordare le politiche fiscali.La Valle d’Aosta dovrebbe quindi chiedere allo stato la competenza in tema di riscossione di tutte le tasse o imposte sul proprio territorio, concordando di volta il concorso alla finanza pubblica. Le tasse verrebbero quindi riscosse sul posto e poi verrebbe trasferito a Roma ciò che è concordato in tema di risanamento delle finanze pubbliche.Conseguentemente dovrebbe ottenere dallo Stato la potestà di incidere sulle aliquote o sulle detrazioni (in particolare IRPEF e IVA) magari inizialmente attraverso un meccanismo di condivisione delle scelte per arrivare gradualmente ad una autonomia impositiva più spinta.La possibilità di riscossione autonoma, oltre a responsabilizzare l’ente accertatore, determina una maggiore certezza delle entrate di fondamentale importanza nella predisposizione del bilancio e un controllo più capillare per limitare l’evasione fiscale.
Siccome gli enti locali dovrebbero gestire tutti i servizi (ad iniziare da quelli alla persona), potrebbe avere senso che l’Irpef venga riscossa dagli enti locali (Unités des Communes e Comune di Aosta) per la gestione dei servizi di dimensione sovracomunale (servizi sociali e trasporto pubblico locale in particolare) e trovati meccanismi di perequazione orizzontali tra gli enti locali.D’altronde già oggi la finanza locale è finanziata dal 95% del gettito IRPEF (poco meno di 400 milioni di euro). Con questa impostazione l’ente erogatore del servizio (Unités des Communes) sarebbe anche l’ente che riscuote le tasse secondo un principio federale molto chiaro: pago, vedo, voto.
Infine, nella definizione dei rapporti finanziari tra Stato e Regione deve trovare soluzione il problema dell’extra gettito IMU. Sono circa 32 milioni di euro per il complesso degli enti locali valdostani che vengono riscossi dai nostri comuni e trasferiti allo Stato. Tali somme, se trattenute in loco consentirebbero di ridurre realmente le tasse (per esempio l’IMU sulle strutture ricettive).
L’anello finale di questa riforma istituzionale sono i comuni che dovrebbero essere accorpati perché troppo piccoli e inefficienti partendo dal presupposto che la legge 6/2014 sulle funzioni associate non ha prodotto efficienza e economie di scala.
Ne avevo già parlato qui e qui a cui rimando. Il tema però non può più essere rinviato.
La vicina Svizzera ha adottato soluzioni simili con un mix di imposizioni e agevolazioni per le comunità che si fondono. Si possono quindi adottare soluzioni simili tenendo conto della morfologia della nostra Regione. Di fondamentale importanza è l’accorpamento dei comuni in una medesima vallata con il comune di fondovalle che funge da “coordinatore” e “capofila” e diversi “sportelli del polifunzionali” sul territorio che consentano di mantenere un contatto con le singole realtà.
Una soluzione complementare alla fusione è il potenziamento delle Unités.
Nell’ottica della riscossione autonoma le Unités ed il Comune di Aosta dovrebbero riscuotere l’Irpef da utilizzare per la gestione dei servizi associati e di una serie di servizi che invece oggi gestisce la Regione (come il Trasporto Pubblico Locale).Le Unités dovrebbero quindi cambiare la modalità di scelta della governance: ci vuole un coinvolgimento maggiore dei consigli comunali e una legittimazione più ampia del Presidente:
- Bisogna tornare ad una governance composta da Consiglio, Giunta e Presidente per una maggiore collegialità e condivisione;
- Il Presidente dovrebbe essere eletto a maggioranza tra tutti i consiglieri e i sindaci dei comuni della singola Unité (con una elezione di secondo grado);
- Si dovrebbe prevedere che il consiglio delle Unités sia composto da consiglieri comunali in proporzione alla popolazione;
- Nel caso di mancata elezione con il 50% dei voti si procede al ballottaggio tra i due più votati;
- Il Presidente nomina la Giunta esecutiva
Le Unités (o i comuni più grandi nel caso si optasse per la fusione) quindi avrebbero una legittimazione politica (seppure di secondo grado) che oggi manca essendo gestita unicamente dal consiglio dei sindaci. Inoltre riscuoterebbero l’Irpef e quindi avrebbe una legittimazione anche e soprattutto finanziaria che oggi non hanno.
Alle Unités, oltre alle funzioni già esercitate oggi, si dovrebbero aggiungere tutte quelle funzioni e servizi che esercitano i comuni e – nel resto d’Italia – le Province e la gestione dovrebbe avvenire per gradi a seconda della complessità, partendo dal comune, passando alla Unité per arrivare alle gestioni associate tra Unités o al Celva in quanto soggetto aggregatore dei comuni.Tale modello istituzionale potrebbe esser sufficientemente modulabile per gestire i servizi locali secondo dimensioni anche diverse tra di loro. Ad esempio i servizi sociali possono essere gestiti anche tramite associazione di due Unités laddove serva, mentre altri servizi possono essere gestiti con bacini di utenza differenziata. In particolare il Trasporto Pubblico Locale, nella Plaine di Aosta, non può che essere gestito attraverso il Conseil de la Plaine coincidendo con il bacino attualmente in essere del trasporto locale. Peraltro ciò potrebbe generare interazioni positive con la gestione dei parcheggi e delle piste ciclabili (e in generale della mobilità). Infatti sulla piana di Aosta – dove la mobilità è il problema principale – si potrebbe gestire unitariamente il Trasporto Pubblico Locale, parcheggi e la mobilità ciclabile per il tramite di A.P.S. S.r.l. (società in house del Comune di Aosta) che potrebbe diventare una società “multi servizi” di tutti i comuni della Plaine con partecipazione dei comuni proporzionale alla popolazione residente.
Per concludere serve una visione riformatrice della Valle d’Aosta e serve avere coraggio. La crisi che stiamo attraversando impone soluzioni forti per il rilancio, anche politico, della nostra Petite Patrie. Serve un radicalismo riformatore che si contrapponga ai sovranisti e populisti che stanno (s)governando solo a suon di “spot” e “fake news“.
Serve un grande coinvolgimento di forze popolari, riformiste e progressiste.
#LesMontagnards
Sicuramente interessante ma non applicabile fino a quando il livello della classe politica dei piccoli comuni è così bassa. Per mia esperienza nel mio Comune non si applicano le Leggi per i “potenti paisan” e si preferisce sopravvivere dell’imbarazzo della propria incapacità.